Si parte dal brand

Il brand è l’asset fondamentale per la comunicazione d’impresa, visto che risulta essere la prima leva per agire sui bisogni e i desideri di un consumatore: è imperativo riuscire ad impostare un buon brand management. 

Questo per una semplice motivazione psicologica: le persone hanno bisogno di affidarsi a modelli percettivi che le aiutino a semplificare le decisioni d’acquisto al fine di renderle il più semplici e dirette possibili, in maniera tale da creare fiducia nel rapporto con i clienti sul lungo periodo. Una solida brand awareness risulta anche cruciale per aiutare una azienda ad avvantaggiarsi nella competizione con le imprese rivali.

Tutto ciò che conta è brand

L’appetibilità del marchio

Ma più precisamente quale significato assume il termine di brand awareness? Generalmente viene inteso per capire “l’appetibilità di un brand” o anche la notorietà del brand tra i consumatori e indica anche il livello di gradimento dei consumatori nei confronti di quest’ultimo. Di conseguenza, maggiore sarà la solidità della brand awareness della propria attività, maggiore sarà la probabilità di un aumento degli introiti attraverso la fidelizzazione dei clienti.

Ovviamente misurare la propria brand awareness risulta essere un processo sul lungo termine e l’analisi di tutti i parametri e le tecnologie da impiegare verranno analizzate negli articoli futuri (dato che si tratta di un argomento molto ampio e che non può essere racchiuso in una sola “pillola di marketing”), quindi tratteremo le principali metriche da tenere d’occhio per capire quanto il proprio brand sia impresso nella mente dei consumatori al di fuori dei canali di comunicazione ufficiali dell’impresa:

  1. Volume delle menzioni: Consiste nel calcolare l’ammontare delle volte in cui il proprio marchio è stato menzionato online in modo tale da avere un’idea generale del numero di conversazioni che coinvolgono il proprio brand e tenere traccia di eventuali cambiamenti nel corso del tempo.
    È importante sottolineare che bisogna tenere conto anche delle conversazioni che non includano @menzioni o #hashtag al di fuori dei canali di comunicazione ufficiali di proprietà dell’impresa.
    Secondo le analisi di Brandwatch le conversazioni o le discussioni sul proprio brand possono arrivare anche ad essere esterne per il 96% al di fuori dei propri canali di comunicazione.
  2. Surveys (Sondaggio): Sia che venga condotto un sondaggio via e-mail, sito web o telefono, possiamo chiedere ai propri lead come siano venuti a conoscenza del brand oppure conducendo sondaggi su una selezione casuale di persone che hanno familiarità con il proprio marchio. Il primo approccio darà una comprensione di come le persone vengono a conoscenza del brand, il secondo invece darà un’idea di una percentuale indicativa di persone che si ricordino del marchio dell’azienda.
  3. Analizzare i dati sui volumi di ricerca del brand: Può essere verificato in breve tempo con il keyword planner di Google Ads oppure attraverso Google Trends per controllare il volume delle ricerche relative al proprio marchio e per monitorarne i cambiamenti nel corso del tempo per vedere se i volumi di ricerca stanno aumentando o diminuendo.
    Questo risulta utile specialmente nel caso in cui il brand analizzato non si riferisca a termine generici come ad esempio “Seat” oppure “Shell”.

Si inizia

Questi sono i primi passi per misurare come la brand awareness può essere misurata e capire come impostare la propria strategia di marketing in base alla percezione che i consumatori hanno di un determinato brand, in maniera tale da avere un costante outreach e soprattutto una brand equity più solida (di cui parleremo nei prossimi articoli).